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venerdì 31 luglio 2009

Libera la mente!

La Radio”… mitico brano di Eugenio Finardi descrive perfettamente quello che è stato lo spirito delle prime radio libere italiane: “Amo la radio perché arriva dalla gente, entra nelle case e ci parla direttamente, se una radio è libera ma libera veramente, piace anche di più perché libera la mente”. Oggi si tende a generalizzare e radio libera e radio privata diventano dei sinonimi. Ma la radio libera non aveva niente a che vedere con la radio privata così per come la si intende oggi.
Sul finire degli anni settanta, chiunque avesse un'attrezzatura minima ed alcuni dischi faticosamente comprati o prestati da amici poteva avere il suo piccolo spazio, che sovente non andava al di fuori dal proprio paese natio, ma era lo spazio necessario per trasmettere il proprio pensiero e il proprio entusiasmo.
Ogni quartiere di una città, ogni paesino, anche il più sperduto, aveva la sua radio libera e i volti dei DJ erano quelli delle persone che si incontravano tutti i giorni.
Chi possedeva apparecchiature professionali, poteva permettersi, in un etere non intasato, di raggiungere anche zone lontane dal punto di trasmissione.
L'entusiasmo, la voglia di trasmettere erano le armi vincenti di queste radio, ma anche il loro limite, perché ci si doveva, alla fine, scontrare con la logica di mercato. Il prezzo che si dovette pagare fu quello di dover concedere spazi sempre maggiori alla pubblicità e di modificare il tipo di radio che si metteva in onda, così da libere diventarono radio private. Alcune lo diventarono fino al completo stravolgimento, in totale servilismo al dio denaro, non tenendo più conto della creatura ideata e portata avanti con passione.
Fortunatamente c’è chi come noi di Radio Studio Centro – Consorzio Radiofonico Siciliano ha deciso di fare una radio “semi-libera” nel senso, che tiene conto del mercato non perdendo però la freschezza di un tempo e la voglia di fare radio tipica delle prime esperienze che ognuno di noi ha fatto sul finire di quei mitici anni settanta.
Si parlava di freschezza, dei volti dei Disck Jokey che si incontravano tutti i giorni, delle mille voci che affollavano l’etere.
Anche noi abbiamo avuto i nostri DJ, e in questo Post vogliamo parlarvi di loro, e di uno in particolare…
Siamo negli anni ’80, precisamente nel 1986, i successi del famosissimo duo Lowe-Tennant ovvero i Pet Shop Boys sono noti anche ai sassi. Suburbia e Paninaro impazzavano sulle nostre frequenze.
Un pomeriggio mi trovavo in radio e venne a trovarmi un ragazzo, si presentò, disse di chiamarsi Giuseppe Spinella, di essere uno studente liceale e soprattutto che gli sarebbe piaciuto fare radio. Era vestito alla moda dei “paninari” di quel tempo, con giubbotto, jeans larghi e scarpe da tennis griffati. Quella moda era caratterizzata, tra l'altro, oltre che dall'ossessione per l'abbigliamento, dal rifiuto della politica e l'adesione a uno stile di vita fondato sul consumo, dal divertimento ad ogni costo e dalla spensieratezza. Per capire meglio chi avevo davanti cominciai a fargli delle domande. Chiesi che genere di musica ascoltasse e lui mi disse musica moderna, era un fan dei Pet Shop Boys, ma tenne a precisare che non disdegnava gli altri generi. Chiesi cosa avesse voluto fare in radio e lui mi disse che gli sarebbe piaciuto ascoltare la musica, mandare i dischi anche senza parlare. Il suo sogno era di apprendere l’arte di trasmettere e realizzare un suo programma parlato. Chiesi altre cose e capii che era poco “paninaro” forse solo fan dei Pet Shop Boys. Quindi non era un semplice ragazzetto viziato che voleva mettersi in mostra facendo radio, era molto più maturo della sua età e diverso da come si presentava.
Subito gli proposi, di imparare a mandare musica. Lui accettò stupefatto e pochi minuti dopo stavo spiegandogli cosa era un mixer, a cosa serviva, come si usavano il giradischi, le piastre a cassette e a bobine, i dischi e i nastri. Tutto quello che era la radio di una volta. Feci fare una prova pratica di missaggio e poi dovendomi allontanare, gli affidai la radio per pochi minuti. In faccia era esterrefatto, incredulo, pochi minuti prima aveva un sogno e ora lo stava realizzando. Andai, e in auto con un collega ascoltammo cosa combinava Giuseppe. Mandò tutto il repertorio dei Pet Shop Boys, ma anche Mina, De Gregori e i Pink Floyd. Fece tutto quello che gli avevo detto, mandò anche i jingles e la pubblicità all’ora prestabilita. Quando ritornai feci finta di non sapere cosa fosse accaduto, e chiesi a lui stesso. Imbarazzatissimo mi raccontò di quella sua prima esperienza, della sudata che si era fatto. Gli dissi di tornare. E lui, emozionato accettò.
Avevo intuito bene, Giuseppe divenne uno dei più assidui frequentatori della radio, ma non perse la bussola. Studiava a Palermo, tornava a casa faceva i compiti e nel tardo pomeriggio veniva alla radio per appagare il suo bisogno di evadere con la musica. Perché la musica rilassa, fa bene al corpo e all’anima.
La storia di Giuseppe Spinella con Radio Studio Centro – Consorzio Radiofonico Siciliano si interruppe quando già frequentava l’Università. Quando cercò di trovare con grandi sacrifici la strada della sua vita. Era cresciuto con noi, era diventato adulto, con i suoi sogni, le sue aspirazioni, ma mai perdendo quella rettitudine, quell’intelligenza, quel senso di dovere che lo ha sempre contraddistinto, per come già avevo capito quel pomeriggio, quando venne a proporsi.
Così ci perdemmo di vista per alcuni anni, quelle rare volte che ci incontravamo ci salutavamo e lui mi chiedeva sempre… la radio? E io: funziona!
Nell’estate del 2006, ci incontrammo e mi parlò dei suoi nuovi interessi, era impegnato nel sociale e gli sarebbe piaciuto fare dei programmi che parlassero di vita.
Parlammo degli anni ‘80 dello stile di vita dei “paninari” che rifiutavano di occuparsi degli aspetti dell'esistenza e rifiutavano ogni forma di impegno sociale e ci scherzammo sopra.
Gli anticipai così del progetto che tanto avevo a cuore, che da lì a poco sarebbe partito in radio; l’ideazione di una serie di trasmissioni dal titolo “Domenica Cultura”, perché noi di Radio Studio Centro – Consorzio Radiofonico Siciliano abbiamo ancora la freschezza di trenta anni fa e facciamo come già detto una radio “semi-libera” e mai privata e solo commerciale che mira ai soldi e non alla sostanza della musica e dei programmi!
L’idea gli piacque, e si impegnò nell’ideazione e realizzazione di un programma religioso e di uno che si occupa di associazionismo. E così partimmo per questa nuova avventura domenicale e dei programmi di approfondimento interamente parlati, per un pubblico più attento.
Lo ripeto sempre, chi non fa radio o non l’ha mai fatta non può capire, l’etere ti entra nelle vene, diventa parte di te e tu diventi parte di essa. Un connubio che ci ha fatto crescere tutti.
Giuseppe Spinella ha iniziato col mandare solo musica, ha fatto programmi di intrattenimento e oggi egregiamente ci parla di “vita” nelle sue trasmissioni.
Vorrei chiudere con un estratto del brano di Lowe-Tennant “Paninaro” che parla di quella moda scoppiata a Milano, ma vorrei farlo con queste parole:

Adesso che Te ne sei andato, sono solo
Il mio cuore è in pezzi e voglio andare a casa
Sai che è tutto finito, e che sei sfortunato
Ti senti cosi depresso, vuoi autodistruggerti
Avevo bisogno di Te e anche Tu mi amavi
E adesso non so che fare
Ma la vita va avanti, e così la storia

Tu! Tu sei il mio amore,
Sei la mia speranza
Tu sei il mio sogno, la mia vita, la mia passione
Il mio amore, il mio sesso, il mio denaro

Paninaro, Paninaro oh oh oh

Giuseppe, in fondo anche nelle canzonette puoi trovare dei significati che ti cambiano la vita!


Salvo Rallo