In passato abbiamo recensito libri che parlano di radio,
abbiamo pubblicato degli articoli sulle curiosità legate alla radio e oggi, in
questa calda giornata d’estate, parleremo finalmente di film dedicati alla
radio. Di pellicole che parlano delle emittenti radiofoniche libere italiane
nate negli anni '70, ce ne sono poche, l’ultima realizzata nel 2004 è “Lavorare
con lentezza” di Guido Chiesa che racconta la storia della mitica Radio Alice. Nel
2000 venne realizzato il celeberrimo “I Cento passi” di Marco Tullio Giordana,
film che parla della tragica morte di Peppino Impastato e dell’esperienza di Radio
Aut, emittente da lui fondata.
Oggi vi parleremo di un film che abbiamo visto di recente e che
ci ha dato delle emozioni incredibili, perché noi quei tempi li abbiamo
vissuti. Stiamo parlando di “Radiofreccia” di Luciano Ligabue un film del 1998 che
narra la storia di un’emittente immaginaria Radiofreccia, appunto, una piccola
emittente emiliana che chiude i battenti nel 1993 un minuto prima del
compimento dei suoi diciotto anni di vita.
Il film è tratto dalla raccolta di racconti “Fuori e dentro il borgo” di Luciano Ligabue ed ha segnato anche il debutto alla regia cinematografica del cantante rock.
Il film è tratto dalla raccolta di racconti “Fuori e dentro il borgo” di Luciano Ligabue ed ha segnato anche il debutto alla regia cinematografica del cantante rock.
Locandina del Film |
Questa in breve la trama del film:
Nella sua ultima trasmissione, lo speaker Bruno Iori intrattiene i suoi ascoltatori con la storia dell’emittente, che un tempo si chiamava Radio Raptus e dei suoi fondatori Ivan Benassi, detto Freccia, Iena, Tito e Boris. Cinque ragazzi emiliani, desiderosi di esprimere le proprie idee e di trasmettere musica rock attraverso una piccola emittente radiofonica.
Creata nel 1975, nella soffitta della casa di Bruno, aveva come dotazione un trasmettitore da 5 watt, due giradischi, un mixer, un registratore, un microfono, un paio di cuffie e qualche disco in vinile. Bruno è uno studente, mentre gli altri soci sono tutti operai, che trascorrono il tempo libero per le vie del paese alla ricerca del segnale di Radio Raptus.
Ivan, soprannominato Freccia spicca su tutti e diventa il leader del gruppo. E’ molto fragile per causa della prematura morte del padre e dai continui scontri con la madre, ed è proprio per questa situazione che il ragazzo è costretto a lasciare la sua casa e a trasferirsi nella soffitta di Bruno dove era installata la stazione radio. Da qui cominciano i guai. Freccia comincia a frequentare cattive compagnie; si innamora di una ragazza tossicodipendente e finisce anche lui a drogarsi. Si convince, come spesso accade, di poter smettere di drogarsi in qualsiasi momento ma purtroppo non è così! Il ragazzo muore per overdose. I suoi amici decidono allora di dedicargli la piccola stazione radio per ricordarlo, così Radio Raptus viene ribattezzata Radiofreccia in suo onore. Un’emittente che chiuderà i battenti prima del compimento dei suoi diciotto anni, così per come è accaduto a Freccia.
Buon ascolto e buona visione!
Nella sua ultima trasmissione, lo speaker Bruno Iori intrattiene i suoi ascoltatori con la storia dell’emittente, che un tempo si chiamava Radio Raptus e dei suoi fondatori Ivan Benassi, detto Freccia, Iena, Tito e Boris. Cinque ragazzi emiliani, desiderosi di esprimere le proprie idee e di trasmettere musica rock attraverso una piccola emittente radiofonica.
Creata nel 1975, nella soffitta della casa di Bruno, aveva come dotazione un trasmettitore da 5 watt, due giradischi, un mixer, un registratore, un microfono, un paio di cuffie e qualche disco in vinile. Bruno è uno studente, mentre gli altri soci sono tutti operai, che trascorrono il tempo libero per le vie del paese alla ricerca del segnale di Radio Raptus.
Ivan, soprannominato Freccia spicca su tutti e diventa il leader del gruppo. E’ molto fragile per causa della prematura morte del padre e dai continui scontri con la madre, ed è proprio per questa situazione che il ragazzo è costretto a lasciare la sua casa e a trasferirsi nella soffitta di Bruno dove era installata la stazione radio. Da qui cominciano i guai. Freccia comincia a frequentare cattive compagnie; si innamora di una ragazza tossicodipendente e finisce anche lui a drogarsi. Si convince, come spesso accade, di poter smettere di drogarsi in qualsiasi momento ma purtroppo non è così! Il ragazzo muore per overdose. I suoi amici decidono allora di dedicargli la piccola stazione radio per ricordarlo, così Radio Raptus viene ribattezzata Radiofreccia in suo onore. Un’emittente che chiuderà i battenti prima del compimento dei suoi diciotto anni, così per come è accaduto a Freccia.
L’epilogo del film è quello in cui Bruno saluta gli
ascoltatori mandando in onda una vecchia audiocassetta registrata, nella quale
Freccia parla di se, in un monologo dai toni emozionanti.
Consiglio vivamente la visione del film Radiofreccia a tutti i nostri amici che
volessero immergersi nel clima che si respirava nelle radio libere degli ultimi
anni ‘70 e dei primissimi anni ’80, radio messe in piedi con pochi soldi e
tanta fantasia da pionieri che parlando liberamente, raccontandosi agli
ascoltatori, trasmettendo buona musica, hanno spesso dato un senso alla propria
esistenza e a quella di tanti ascoltatori che li seguivano.Buon ascolto e buona visione!
Salvo Rallo